Spaccati di società – disegni di studio
25 tavole realziate a mano libera da Orazio Caruso compongono la mostra Spaccati di società – disegni di studio. Il progetto, concepito dallo Studio Kouros Architetti, sarà visitabile nei locali della Fondazione Giovan Pietro Grimaldi in Corso Umberto I, 106 a Modica e verrà inaugurata sabato 3 giugno alle 18:30. La mostra rimarrà fruibile fino a giorno 18 giugno, aperta tutti i giorni dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00 con ingresso è libero.
“Ho studiato a Roma all’Università La Sapienza – ci racconta Orazio Caruso a cui abbiamo rivolto qualche domanda per comprendere meglio il lavoro realizzato. Il mio percorso di studio universitario è stato improntato all’utilizzo efficiente della tecnologia digitale al servizio del progetto e della comunicazione dello stesso. Nonostante questa impostazione, non ho mai voluto abbandonare del tutto il disegno manuale. In generale, durante il mio soggiorno nella città eterna, ho sempre apprezzato la grande varietà, le differenze tra i vari quartieri, oltre alla bellezza ed alla suggestione degli scenari incomparabili, unici al mondo. Roma ti offre tanto spazio, tante possibilità, pur essendo una città davvero complessa, nel bene e nel male. Rispetto ad altre grandi città italiane ed europee che ho avuto la possibilità di visitare, in essa ho imparato attraverso interminabili passeggiate, ad immergermi nel tessuto urbano, ad osservare in maniera più attenta ogni luogo della città. Ho anche scritto e collaborato anche a distanza, alla redazione della rivista digitale Parola d’Arte, fondata e diretta dall’arch. Sebastian Di Guardo, occupandomi di tematiche legate all’attualità ed al lavoro dei giovani professionisti. La scelta di ritornare a Modica è stata dettata da una vocazione naturale per gli spazi ridotti, per la “lentezza” del vivere, dalla volontà di lavorare nello Studio di famiglia, nel quale sono cresciuto. Qui mi occupo principalmente di progettazione e ristrutturazione edilizia, lavorando per la committenza privata. Ho collaborato, nel 2019 e nel 2020 con il Gal Terra Barocca, nell’ambito della progettazione di infrastrutture per il turismo. Da un punto di vista lavorativo, vivere nel sud-est della Sicilia credo sia un po’ diverso oggi rispetto a trent’anni fa, grazie alle possibilità che offre la rete di comunicare con il resto del mondo, di conoscere le novità in tempo reale. Inoltre il territorio del Val di Noto, Patrimonio Unesco dal 2002, è diventato una meta attrattiva turistica tra le più importanti in Italia. Motivi questi che rafforzano la volontà, già consolidata di rimanere ancora un po’ a vivere, studiare e progettare in questi luoghi.”
Come nasce l’idea di questa mostra, in che contesto?
“Questo percorso ha radici che si perdono nel tempo: credo sia iniziato tutto quando avevo quattro o cinque anni. Ma se vogliamo essere più sintetici diciamo che tutto risale a circa dieci anni fa, quando mi sono laureato.
A quei tempi, suggestionato dai luoghi singolari ed unici al mondo, del sud-est della Sicilia, ho sentito la necessità di sviluppare un mio percorso personale, che andasse oltre il progetto su commissione. Grazie ad una provvida intuizione e suggerimento di mio padre, che mi ha sempre trasmesso la passione per l’architettura e per il contesto, ho deciso di leggere, attraverso vedute panoramiche in assonometria, tutto il centro storico di Modica, la mia città, ed in seguito di Scicli e di Ragusa Ibla. Questo studio ha dato vita a due mostre: Modica, “una melagrana spaccata”, nel 2017 presso il foyer del Teatro Garibaldi e “Modica, il Collegio e la città” nel 2018 presso la Fondazione G. P. Grimaldi.
Insieme a mio padre e mio fratello crediamo che il disegno, in particolare quello tradizionale a mano libera, debba essere sempre lo strumento principe di chi opera nel campo della progettazione.
Personalmente cerco sempre di dividere il mio tempo lavorativo tra la progettazione architettonica e lo studio del contesto, tramite la ricerca ed il disegno dell’esistente.
Nel lavoro di architetto, conoscere il territorio ed il suo Patrimonio, riconoscerlo per salvaguardarlo, costituisce una premessa direi imprescindibile per operare in maniera sostenibile. Il motto del nostro Studio si può riassumere nella frase: “divenire sul filo della tradizione”.”
In quanto tempo hai realizzato i disegni?
“Il lavoro è stato concepito come parte di un unico processo di ricerca, in continuità con le precedenti mostre, circa quattro anni fa. La maggior parte del materiale esposto è inedito e riguarda alcune tipologie architettoniche tipiche dell’area iblea ed alcuni edifici notevoli di Modica, quali palazzi nobiliari o edifici ecclesiastici. Vi sono inoltre disegni di vedute panoramiche, di Modica, Ragusa Ibla, Scicli, Noto, alcune già esposte nelle precedenti esposizioni, altre inedite.“
Come realizzi i tuoi disegni?
Parto sempre dai sopralluoghi e dalla documentazione fotografica. In contemporanea, inizio a visualizzare nella mia mente, magari avvalendomi di uno schizzo preparatorio, ciò che voglio rappresentare sul foglio di carta.
In generale, ogni disegno ha una struttura differente. Ad esempio per le vedute panoramiche, ho necessità di disegnare la planimetria in visione prospettica o assonometrica, come base su cui costruire gli alzati dei singoli edifici o degli isolati di case. In ogni caso, la maniera di procedere ed i tempi di esecuzione sono influenzati da vari fattori, per esempio dalla morfologia della città, dalla semplicità o dalla complessità dell’impianto urbano, dai salti di quota, etc.
Per realizzare uno spaccato prospettico, il percorso è simile, ma sono maggiori i dettagli da realizzare. Quindi è necessario un preventivo rilievo metrico dell’edificio, un’accurata documentazione fotografica ed una planimetria, da disegnare in maniera molto dettagliata, sulla quale realizzare gli elementi in alzato. Anche per lo spaccato, lo schizzo preparatorio, sia dei dettagli ornamentali che quello complessivo, è molto utile e serve a calibrare la precisione e la visione sintetica complessiva del disegno finale. La tecnica che utilizzo è sempre la stessa: matita, penna a china e pastello su cartoncino.
Cosa hai imparato durante la lavorazione di questo progetto?
Lo spaccato di un edificio è uno strumento molto suggestivo, perché permette di avere una visione panottica, simultanea della spazialità interna ed esterna dello stesso: lo sintetizza.
Personalmente, ho avuto la possibilità di prestare molta attenzione ai dettagli costruttivi, al lavoro dei maestri scalpellini del settecento e dell’ottocento in particolare, ma anche di leggere i movimenti delle facciate, per esempio di San Giorgio o della chiesa del Soccorso di Modica.
Disegnare, in genere ti dà una duplice possibilità: da un lato quella di passare dal disegno alla realizzazione di un manufatto, dall’altro la possibilità inversa, ovvero quella di leggere il lavoro realizzato dagli antichi maestri e di (ri)elaborare una sintesi dell’opera attraverso la predisposizione di un punto di vista inedito, del segno grafico e della luce che si sceglie di dare.